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mercoledì 24 aprile 2013

gli eccessi fanno male

Igiene e allergie:
i bimbi son fatti per giocare nel fango !

Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che attestano che un'igiene eccessivamente scrupolosa nella infanzia facilita lo sviluppo di allergia.

Sulla stessa linea si pone l'evidenza che un inizio dello svezzamento più precoce e con uno spettro di alimenti (soprattutto vegetali) ampio da presentare al neonato  riduce le allergie. Ne riparleremo !

In definitiva più è ampio lo spettro di antigeni (potenziali allergeni) con cui il sistema immunitario del bambino viene in contatto in epoca precoce, minore tendenzialmente sarà la sua reattività anomala a quell'ambiente anche una volta cresciuto.

Se fino ad ora si diceva  "lasciate giocare i bambini" (il gioco è uno dei modi più semplici per far muovere il proprio bambino, e non richiede costosi giocattoli o aggeggi elettronici ), oggi bisogna completare il quadro aggiungendo         "lasciate loro sporcare le mani .... e non solo le mani "





  Il contatto con gli antigeni con i quali verrà a contatto anche in situazioni "meno pulite e disinfettate" potrà servirgli per essere un bambino e un adulto più sano e più attento alle reali necessità di reazione all'ambiente.

Mettere gli stessi bambini in grado di reagire in maniera il più possibile sensata a qualsivoglia stimolo fosse anche batterico o virale è sicuramente il modo migliore per avere bimbi sani e in forma in tutte le stagioni della loro crescita.

  La teoria dell'igiene, di cui lo studio sopra citato, vale naturalmente anche per quei momenti in cui il bimbo ancora non è in grado di giocare nel fango ma dipende dalle mani della mamma.

 Ecco che diventa importante, per la mamma e per chi abbia a che fare col piccolo, di avere un bambino, e non una scultura di cristallo, tra le braccia. 

In altre parole, un "eccesso" di protezione, un volere a tutti i costi evitare il contatto con il mondo esterno "sporco, cattivo e pieno di germi" non fa l'interesse del bambino  dal punto di vista psicologico ma neppure da quello organico. 

Si viene a creare quindi la paradossale situazione che più si crede di proteggerlo e più lo si espone ad ammalarsi ed a renderlo infelice !



Invito a rileggere anche i precedenti post :







venerdì 5 aprile 2013

Caso Caffaro


«Presadiretta», trasmissione di Rai3 domenica ha dedicato la puntata al caso Caffaro, l'inquinamento di Pcb, ( tristemente noto ai bresciani ) , è balzato alla ribalta mediatica nazionale.


Domenica, la trasmissione ha indagato sulla pericolosità dell’esposizione al Pcb per la salute dell’uomo, recandosi a Boston, all’università di Harvard, per intervistare Philippe Grandjean, professore e scienziato di fama internazionale, che studia da più di venti anni l’effetto sulla salute umana dell’esposizione a Pcb e a Diossina. Nel corso della puntata è emerso che lo scienziato statunitense ha scoperto di recente che oltre a provocare diversi tipi di cancro , l’esposizione prolungata al Pcb è dannosa per il sistema immunitario e l’apparato endocrino, con conseguenze molto gravi soprattutto per i bambini.

PresaDiretta ha poi fatto un confronto con la città di Anniston, in Alabama, dove si verificò lo stesso problema di inquinamento con la multinazionale Monsanto, portata in tribunale e costretta a pagare una salatissima multa, con indennizzi pari a 700 milioni di dollari.
 
La Monsanto è stessa azienda che, negli anni ’30, cedette alla Caffaro i diritti di produzione del Pcb.

Durante l’inchiesta televisiva è stato mandato in onda anche il contributo del prof. PaoloRicci, responsabile del Registro Tumori di Mantova, su un recente studio che attesta un’incidenza in eccesso nella popolazione di Brescia di alcune tipologie tumorali a confronto con il resto del Nord Italia: tra gli altri, ad esempio, un +58% del tumore al fegato negli uomini e un +26% per il tumore al seno.

Un’altra intervista è stata realizzata con il dottor Francesco Donato, docente d’Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica all’Università di Brescia, già responsabile del Registro tumori dell’Asl di Brescia, che ha invece avanzato qualche dubbio sui dati proposti da Rai 3 e ha invitato alla cautela.
  
da Wikipedia :

La produzione di PCB è stata vietata per la prima volta in Giappone nel 1972, a seguito di un incidente che coinvolse 2000 persone. Successivamente, fu vietata negli Stati Uniti a partire dal 1977, e in Italia a partire dal 1983. In quell'anno ha terminato l'attività l'unico stabilimento italiano che produceva PCB, situato a Brescia. L'azienda locale Caffaro produceva PCB dal 1932, a seguito dell'acquisizione dalla Monsanto, nel 1930 dei diritti di utilizzo di tale brevetto.
La Caffaro per 50 anni ha buttato nelle acque della città 150 tonnellate di Pcb, Policlorobifenile allo stato puro, una sostanza tossica per il terreno e per l’uomo.

Brescia ed Anniston, negli USA, rappresentano i maggiori casi a livello mondiale di contaminazione da PCB nelle acque e nel suolo, in termini di quantità di sostanza tossica dispersa, estensione del territorio contaminato, numerosità della popolazione coinvolta, durata della produzione. I valori rilevati dalla ASL bresciana sono dal 1999, anche 5000 volte al di sopra dei limiti fissati dal DM 471/1999 (livelli per area residenziale, 0,001 mg/kg). A seguito di quella ed altre indagini, a giugno 2001 viene presentata una denuncia di disastro ambientale alla Procura della Repubblica di Brescia. Altre indagini a campione sulla popolazione bresciana adulta hanno evidenziato che i residenti di alcune aree urbane hanno valori di PCBemia superiori anche di 10-20 volte rispetto quelli di riferimento.

Nonostante siano passati molti anni dalla chiusura dello stabilimento, il mostro continua ad inquinare ancora:




 L'ufficio stampa della ASL di Brescia ha prodotto il seguente comunicato stampa :

DIREZIONE GENERALE
SERVIZIO ATTIVITA’ SPERIMENTALI E MALATTIE RARE
Servizio Comunicazione
viale Duca degli Abruzzi, 15 – 25124 Brescia
Tel. 030/3838315 Fax 030/3838280
E-mail: servizio.comunicazione@aslbrescia.it

NOTA STAMPA
La trasmissione Presa Diretta, andata in onda su Rai 3 domenica 31 marzo 2013,
non ha mandato in onda le interviste rilasciate nell’ottobre del 2012 dal Direttore Generale dell’ASL di Brescia Carmelo Scarcella e dal Direttore Sanitario Francesco Vassallo. Nell’intervista, della durata di oltre un’ora e mezza, i due Direttori Aziendali avevano descritto tutte le azioni intraprese dall’Azienda Sanitaria Locale e il significato dei risultati degli studi condotti fin dagli anni ‘90, contestualizzando il “caso Caffaro” tra le problematiche del territorio della provincia di Brescia, caratterizzato da decenni dalla forte presenza di industrie. Fin dal 2001 l’ASL di Brescia è impegnata con una serie di azioni volte sia alla rilevazione di eventuali problematiche sanitarie connesse all’inquinamento da PCB, sia al controllo delle persone esposte. I lavoratori e gli ex lavoratori dell’azienda Caffaro sono stati monitorati con un apposito programma epidemiologico e di controlli clinici, tuttora in corso. Un analogo monitoraggio ha coinvolto anche un campione di cittadini residenti nell’area Caffaro, e esposti per assunzione di alimenti contaminati da PCB.
Per valutare eventuali effetti del PCB sulla salute sono stati effettuati numerosi studi, pubblicati su riviste scientifiche.
Sono state inoltre condotte ricerche sulla presenza di PCB in varie matrici alimentari di origine animale o vegetale destinate sia all’alimentazione umana che zootecnica.
Le prime indagini e la valutazione del rischio sanitario dell’Istituto Superiore di Sanità hanno individuato nell’assunzione di alimenti contaminati la via prioritaria di esposizione per la popolazione; pertanto già dal 2002 l’ASL di Brescia ha fornito al comune e alla cittadinanza tutte le indicazioni utili per interrompere tale esposizione.
L’ASL di Brescia rileva inoltre la necessità di precisare alcuni aspetti relativi ai dati di incidenza di alcuni tumori forniti nella puntata di Presa Diretta, presentati in modo parziale ed allarmistico. Per esempio, sono stati citati solo i tumori con un’incidenza più elevata, ma non si è fatta menzione che a Brescia vi sono diversi tumori con un’incidenza inferiore rispetto al Nord d’Italia. Inoltre non si è fatto rilevare che la maggior incidenza riscontrata per il tumore della tiroide e per il linfoma non Hodking nel comune di Brescia non si differenzia da quella riscontrata nel resto dell’ASL di Brescia, dove non è presente l’inquinamento della Caffaro. L’incidenza del tumore del fegato nel comune di Brescia è inferiore rispetto al resto dell’ASL (circa -30%); in particolare, nell’ovest bresciano e nel bergamasco tale patologia è più elevata, con una documentata correlazione con le epatiti virali B e C.
Nel febbraio 2013, a seguito del lavoro della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), i PCB sono stati classificati come cancerogeni certi; tale revisione ha evidenziato una relazione certa tra esposizione a PCB e aumentato rischio di melanoma; per quanto riguarda il Linfoma non Hodgkin e il cancro del seno l’associazione è stata giudicata di “limitata evidenza”; per il momento non sono state tratte conclusioni su altri tumori.
Sulla base di questi recenti risultati, l’ASL di Brescia sta svolgendo ulteriori approfondimenti avvalendosi del Registro Tumori di Brescia, partendo dall’analisi del melanoma.
Per eventuali dubbi circa problemi individuali di salute, ciascun cittadino può rivolgersi al proprio medico curante. Il sito dell’ASL www.aslbrescia.it è aggiornato con una sezione dedicata alla questione PCB-Caffaro, in cui sono contenuti tutti i documenti prodotti. Le strutture dell’ASL sono a disposizione per rispondere ad eventuali domande. Quesiti specifici possono essere inoltrati all’indirizzo dir.dip.prevenzione@aslbrescia.it; è in corso di preparazione un documento con le risposte alle domande più frequenti, che verrà al più presto diffuso.
Brescia, 02.04.2013
Ufficio Stampa ASL Brescia


e le seguenti :
PRECISAZIONI IN MERITOALL'ANDAMENTO EPIDEMIOLOGICO LOCALE DEI TUMORI :

PCB (POLICLOROBIFENILI) E TUMORI SECONDO LA IARC
Nel Febbraio 2013 un gruppo di lavoro di esperti internazionali coordinati dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) ha effettuato una revisione della cancerogenicità dei PCB, e dal gruppo 2A “probabili cancerogeni” sono stati elevati e classificati nel gruppo 1 “cancerogeni umani”. In particolare:
Vi è nell’uomo sufficiente e consolidata evidenza di un aumentato rischio per l’incidenza del melanoma.
Per quanto riguarda Linfoma non Hodgkin e cancro del seno l’associazione, pur plausibile dal punto di vista biologico, è stata giudicata di “limitata evidenza”.
 I dati su altri tumori erano troppo rari per trarre conclusioni

PCB e tumori a Brescia
Nella trasmissione presa diretta l’epidemiologo Ricci Paolo ha citato i dati di uno studio (non ancora pubblicato ma presentato oralmente al convegno AIRTUM ) nato da una collaborazione AIRTUM-ISS (Associazione Italiana Registri Tumori- Istituto Superiore di Sanità) che prevede di studiare i dati di incidenza dei tumori nei siti inquinati di interesse nazionale.

Per quanto riguarda il comune di Brescia si è affermato che nel comune vi sarebbe un'incidenza maggiore del 49% per il tumore alla tiroide, del 20% per il linfoma non Hodgkin, del 58% per il tumore al fegato, del 26% per quello al seno.

Tali affermazioni appaiono parziali ed allarmistiche per i seguenti motivi:
Non sono statisticamente significative utilizzando i limiti di confidenza al 95% normalmente utilizzate negli studi epidemiologici (lo studio ha utilizzato dei limiti al 90%) .
 Si sono citati solo i tumori in eccesso ma non si è fatta menzione che a Brescia vi erano diversi tumori (ad esempio quelli dell’encefalo) con un’incidenza inferiore rispetto al Nord d’Italia.
Non si è fatto rilevare che alcuni eccessi notati per il comune di Brescia sono gli stessi anche per il resto della ASL (ove non vi è contaminazione da PCB).
In particolare, per i tumori al fegato l’incidenza nel comune di Brescia è inferiore di circa il 30% rispetto al resto dell’ASL. L'unico studio noto sulla correlazione tra PCB e tumore al fegato è quello condotto nel 2009 dall’Università di Brescia. I risultati dell'indagine sul campione bresciano - circa 100 casi - attestarono che la concentrazione di PCB era circa la stessa che nel resto della popolazione locale: non emerse alcuna associazione evidente.
Si precisa che gli ultimi dati del Registro Tumori dell’ASL di Brescia, riferiti al periodo 2004-2006, mostrano una incidenza complessiva di tumori a livello locale (escluso tumori della cute non melanomi) attestata a «un moderato eccesso» rispetto ad un pool di Registri del Nord Italia: il 3% negli uomini e all'5% nelle donne (non statisticamente significativi).

(http://www.aslbrescia.it/media/documenti/vari/registro_tumori/Pubblicazione_RT_2004_2006.pdf)
Tale eccesso si ridurrebbe ulteriormente considerando il cancro del fegato, correlato nel contesto locale alle epatiti virali.

E' comprensibile, da parte della ASL, il tentativo di evitare eccessivi allarmismi. 

Pur tuttavia è necessario sottolineare che, oltre alla maggior incidenza tumorale, evidente almeno per alcuni tipi di neoplasie, i PCB sono dei noti INTERFERENTI ENDOCRINI    in grado di alterare il sistema endocrino, influenzando  lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento sia nell’uomo che nelle specie animali.


Ne ho trattato in un precedente post