Pagine

martedì 26 febbraio 2013

Freddo e saggezza svedese

NON E' IL FREDDO CHE FA AMMALARE!


I bambini esposti all'aria aperta, sia in estate o pieno inverno, hanno meno probabilità di ammalarsi di tosse e raffreddore che passare un giorno intero in una stanza con 30 altri bambini al chiuso senza ricambio d’aria !

 



 il tempo può essere freddo, il bambino deve essere caldo.

"E 'molto importante che i bambini abbiano la lana più vicina al loro corpo, vestiti caldi e un sacco a pelo caldo"
 
C'è un detto svedese che sintetizza questo pensiero :

- "Non esiste cattivo tempo, solo gente vestita male."

Un altro detto riassume quello che gli svedesi pensano sul fatto che i bambini
in altri paesi sono tenuti al chiuso a temperature sotto lo zero:

 "Un po 'd'aria fresca non ha mai fatto male a nessuno."


venerdì 22 febbraio 2013

Tosse e fumo passivo

Il  fumo passivo è veramente nocivo per i bambini




Analisi del fumo passivo contiene circa 4000 sostanze chimiche, quasi tutte irritanti.
Circa 60 di queste sono sospette di cancerogenicità. La nicotina, tanto per citarne una, forse quella più conosciuta, è contenuta maggiormente nel fumo passivo anzichè in quello attivo.
Annoveriamo poi il micidiale 4-aminobifenile, agente fortemente sospettato nell'insorgenza del cancro alla vescica. Il benzopirene, coinvolto nel meccanismo di insorgenza del cancro al polmone, della cute e nelle leucemie. Sostanze radioattive, quali il micidiale polonio. Da ultimi studi si è visto che queste sostanze rimangono nell'ambiente, impregnando tessuti e tendaggi per molte ore, nonostante una accurata ventilazione ambientale.
 
Ne risentono specialmente i bambini  più piccoli che assorbono una maggiore quantità di sostanze attraverso l’aria, visto che respirano due o tre volte più frequentemente di soggetti in età più avanzata.

 I bambini esposti al fumo passivo presentano spesso una diminuzione delle funzioni respiratorie che non scomparirà neppure con l’età adulta.

Così si spiega la maggiore frequenza di malattie delle vie respiratorie, bronchiti, polmoniti, tosse e catarro.


Il rischio di contrarre malattie dell’orecchio è superiore alla norma del 40%.
 

Fumo in gravidanza

E' accertato che determina una riduzione del peso neonatale di almeno 200 grammi. Aumenta il rischio di SIDS (morte improvvisa del lattante) di almeno 2-3 volte



Il fumo passivo aumenta la probabilità che i bambini diventino fumatori precoci





                     In conclusione : fumare non è solo un lento suicidio, ma può essere un omicidio !
    


 e, per fare e farsi tutti questi danni, i fumatori pagano profumatamente tasse, accise, Iva , etc !



giovedì 21 febbraio 2013

Oggi mamma cucina le lasagne

Lo scandalo della carne di cavallo non è un problema di salute pubblica ma è un problema di tracciabilità, dunque è un potenziale problema di salute pubblica.

Negli scorsi giorni è stato finalmente ricostruito il percorso della carne equina contenuta nelle lasagne Findus.




Nove i passaggi dall’allevatore al prodotto confezionato, non tutti sono “fisici”: la carne viaggia – concretamente - dal punto 2 al punto 5, saltando gli altri step che sono solamente burocratici.
 1) Romania: l’allevatore decide di portare i cavalli al mattatoio.
 2) Romania: il mattatoio si occupa della macellazione dei capi di bestiame.
 3) Olanda: primo intermediario che presenta un ordine di vendita.
 4) Cipro: secondo intermediario che presenta un ordine di vendita.
 5) Francia (Castelnaudary): Spanghero si approvvigiona della carne proveniente dalla Romania.
 6) Lussemburgo (Capellen): Tavola ordina la carne fresca da Spanghero e “cucina” le lasagne.
 7) Francia (Metz): Comigel è intermediario del piatto lavorato.
  8) Francia (Boulogne sur Mer): le lasagne arrivano a Findus France, precisamente a Boulogne sur Mer, dove viene confezionato il 70% dei prodotti destinati alla Francia
 9) Francia: le lasagne vengono vendute nei supermercati, ipermercati e negozi francesi.

 Come si accennava all’inizio il problema è di tracciabilità. Ma cosa dice la legge italiana riguardo all’etichetta d’origine?

L’etichetta è obbligatoria per la carne di pollo, la carne bovina, la frutta e la verdura fresche, l’olio di oliva, il miele, la passata di pomodoro, il latte fresco e il pesce.

L’etichetta non è obbligatoria per la pasta, il maiale e i salumi, la carne di cavallo e di coniglio, la frutta e la verdura trasformata, i derivati del pomodoro, il latte a lunga conservazione e i suoi derivati, i formaggi non Dop e i derivati dei cereali.

Ovviamente anche “grazie” a queste regole l’accesso al mercato italiano dello speck e della passata di pomodoro cinesi e delle mozzarelle con latte proveniente dai Paesi dell’est sono diventati la normale amministrazione. Con buona pace dei consumatori che credono ancora al Made in Italy.

La carne di cavallo è oggetto  ricca di ferro e altre sostanze ottime per l’alimentazione. Questo a patto di ricavarla da esemplari sani, si intende!

Quello che è in gioco è la credibilità, sul mercato, di un’azienda che commercia prodotti (lasagne, cannelloni, spaghetti al ragù) tipici della cucina italiana, con evidenti danni all’immagine del cosiddetto made in italy, peraltro già al centro di polemiche dovute alla tendenza a etichettare con tale marchio anche prodotti realizzati e confezionati all’estero, il che appare una clamorosa contraddizione.

venerdì 15 febbraio 2013

Fiera di San Faustino


... per chi non l' ha vista :

                                Fiera di San Faustino 2013



giovedì 14 febbraio 2013

Antibiotici e Superbatteri


Un recente studio è stato condotto in Cina da parte della Michigan State University.




 
I ricercatori statunitensi si sono occupati di andare alla ricerca dei geni che rendono i batteri resistenti agli antibiotici all'interno di allevamenti di suini presenti in Cina.

Tali geni sono stati definiti da parte degli esperti come altamente mobili, in grado cioè di trasferirsi ad altri batteri, che potrebbero essere causa di malattie per l'uomo

La loro presenza è stata ricercata ed individuata nel suolo, nel compost e nel letame presente in tre grandi allevamenti di suini .
La concentrazione degli stessi è stata giudicata come enormemente superiore alla norma: da 192 a ben 28 mila volte maggiore a quanto ci si sarebbe attesi di rilevare.

. La situazione è stata definita come altamente preoccupante, poiché nel caso di infezioni nell'uomo provocate da batteri diventati resistenti agli antibiotici, esse non potrebbero essere curate tramite tali farmaci.

La ricerca condotta da parte degli esperti statunitensi si è concentrata sulla Cina, ma riflette una situazione presente in diversi Paesi del mondo.

 
L'uso degli antibiotici è alla base della medicina moderna ed ha portato enormi cambiamenti in particolare in termini di aspettative di sopravvivenza dei bambini fino all’età adulta.








Poichè gli antibiotici sono stati, e continuano ad essere dei farmaci salvavita, si è diffusa l'idea che debbano essere utilizzati ogni qualvolta ci sia il minimo sospetto di infezione "per non correre rischi", "per far guarire più in fretta", "perchè il muco è giallo", "perchè mio marito dice che ..." , etc

Ogni giorno in ambulatorio cerco di contrastare queste false credenze, ma devo confessare di non essere sempre convincente perchè purtroppo, ritengo troppo spesso, scorgo uno sguardo di disappunto , ed allora so che nelle ore o nei giorni successivi il bambino sarà portato in pronto soccorso o in guardia medica, o sarà scelto un altro pediatra, più portato alla agognata prescrizione ...



 L’abuso di antibiotici è un fenomeno particolarmente diffuso con le cure fai-da-te, con soggetti che assumono gli antibiotici che hanno in casa senza o contro il parere del medico per trattare "la febbre" spesso dovuta ad  infezioni virali .

Il problema della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri patogeni è un problema sempre più attuale  ed è tanto più preoccupante se si pensa che la scoperta e soprattutto la immissione sul mercato di nuovi antibiotici avviene al rallentatore

Le cause sono varie :
  1. da vent’anni l’industria farmaceutica non investe più nella ricerca antimicrobica in quanto poco redditizia.
  2. occorrono almeno 10 anni per giungere alla fase di registrazione, prima di immettere il nuovo antibiotico sul mercato.
  3. il prodotto ha costi contenuti e viene usato per brevi periodi. Ecco che l’industria farmaceutica preferisce investire allora nella ricerca di nuovi farmaci più costosi e soprattutto utilizzati su pazienti cronici

A causa dell'uso massiccio e indiscriminato dei farmaci antibiotici, molti batteri patogeni hanno sviluppato quella che viene chiamata "resistenza" : in parole povere, il farmaco non è più in grado di uccidere il batterio e quindi l'infezione, diventa incurabile.

Secondo gli esperti, negli ultimi vent’anni lo sviluppo di nuovi antibiotici da una parte e il parallelo uso intensivo dall’altra ha iniziato a vanificare i progressi fatti in questo campo. A fronte di nuove armi per combattere gli agenti infettivi, è così iniziato a emergere il problema della resistenza.

L’uso degli antibiotici, divenuto di routine negli ambienti medici e ospedalieri per prevenire o trattare le infezioni, se fino a oggi è stato d’aiuto nel contrastare alcuni agenti patogeni, potrebbe in futuro essere inefficace .

E' una vera emergenza sanitaria, tanto più aggravata dalla globalizzazione che favorisce il libero scambio/incrocio di ceppi batterici, che danno vita a nuovi micro-organismi resistenti mentre la ricerca farmacologica su questo settore è ferma al palo.

Stiamo tornando velocemente all’era pre-antibiotica !


 Ad aggravare questo quadro già fosco è l'utilizzo estensivo degli antibiotici negli allevamenti intensivi

Gli allevamenti di animali sono ormai un sistema industriale che adotta tecniche improntate a massimizzare quantità e velocità di produzione all’interno di una vera e propria catena di (s)montaggio costituendo di fatto una ‘fabbrica di proteine’ dalle pesanti ripercussioni ambientali:

 Per produrre 1 kg di carne di manzo occorrono 15.500 litri di acqua; questa produzione, inoltre, comporta l’emissione di 36,4 kg di anidride carbonica, ossia gas serra potenzialmente responsabili del riscaldamento globale.
L’allevamento, inoltre, determina il consumo del 70% di tutte le terre agricole e del 30% di tutta la superficie terrestre.
Questi dati sono stati diffusi a Londra nel 2008 dallo scienziato indiano Rajendra Pachauri, già nobel per la pace e presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu.

Anche la produzione di latte e uova è affidata ad una logica di tipo industriale finalizzata a massimizzare i profitti spingendo la capacità produttiva di mucche e galline ben oltre i loro limiti fisiologici.

Ormoni e antibiotici costituiscono l’arma degli allevatori per rispondere alle esigenze dei loro business a discapito del naturale ciclo di vita.

Nel perverso sistema industriale dell' allevamento intensivo l'animale è una macchina da alimentare con la benzina più efficace per raggiungere i risultati produttivi desiderati e poter "offrire" un prodotto accattivante e di basso costo, in cui la materia prima più pregiata è costituita dall' involucro e dai gadgets...




Consulta i post precedenti :







giovedì 7 febbraio 2013

le coccole ed i capricci


Il metodo del Dottor Ferber - Estivill , o di "Fate la nanna", può essere descritto brevemente così:
  • Preparare il bambino all’addormentamento, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….)
  • Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza
  • Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via)
  • Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza
  • A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta

..... a volte funziona ma non è un metodo così moderno come si vuol far credere , e soprattutto non sempre quel che funziona è utile e salutare !

       http://www.pelleapelle.it/post/2013/01/07/Il-tabu-del-contatto


Anno 1956. E’ notte quando un neonato comincia a piangere disperatamente.
I suoi genitori non sanno che fare.
Si impressionano e in preda ad ansia e agitazione si fanno guidare dall’istinto.
Lo prendono in braccio e avvolto in una coperta, lo cullano teneramente, cantandogli una ninna nanna.
Il piccolo si calma. Sta bene tra le braccia dei genitori. L'affetto e il calore lo fanno sentire al sicuro.
Smette di piangere, ma non appena essi provano a riadagiarlo nella culla lui prende a strillare. Cominciano le domande, i dubbi. Cosa abbiamo sbagliato? Dovevamo lasciarlo piangere? Lo stiamo viziando?
Il padre, confuso, si rivolge a una rivista, chiedendo consigli all’esperto.
La rivista è La Cucina Italiana (strano ma vero), che negli anni ‘50 non trattava soltanto di cucina, ma intratteneva le sue lettrici anche con argomenti di puericultura.
Nella sua “Lettera da un marito”, il padre domanda quale sia stato l’errore e chi l’abbia commesso.
“Mia moglie afferma che sono stato io che, la prima sera, ho subito sollevato il bambino dalla culla e ho cominciato a vezzeggiarlo; io ribatto che è stata lei che, dopo i vani tentativi di rimetterlo giù, ha continuato a portarlo a spasso per la casa.(…)”.

L’esperto risponde così:

"Lei dal canto suo, non deve impressionarsi se il bambino riattaccasse a piangere, perché in questo caso (a meno che il bambino non sia ammalato) si tratterà senz'altro di capriccetti che vanno eliminati con fermezza, fino dalla più tenera età. Forse le prime volte il piccolo, non vedendosi più accontentato, continuerà a piangere, ma lo lasci fare; quando avrà visto vani tutti i suoi mezzi di persuasione, si calmerà da solo. Questa non è “durezza di cuore” (come qualcuno ancora afferma), bensì l’unico sistema per correggerlo da questa cattiva abitudine (…)."
da La Cucina Italiana, Dicembre 1956

Siamo oggi all’alba del 2013 e sono passati quasi sessant'anni da quando ci si impegnava per correggere le “cattive abitudini dei neonati, ma ancora non abbiamo smesso di domandarci se tenere in braccio e coccolare un bambino che piange non significhi in fondo viziarlo.

Scrive Alessandro Volta, “questo padre si aspettava un figlio pacifico che lo lasciasse tranquillo; stava filando tutto liscio quando una notte improvvisamente, senza nessun segno premonitore, il bambino ha iniziato a piangere. Nessun dubbio che quel pianto rappresentasse una modalità di esprimersi del bambino; quel pianto è vissuto soltanto come una tremenda scocciatura che interrompe il sonno", scrive Alessandro Volta, "questi due genitori sono impressionati dal pianto, come se il figlio si fosse messo ad abbaiare o a belare o come se a loro stessi non fosse mai capitato di piangere. (leggi anche Aiuto sta piangendo!)
Fortunatamente vengono colti dall'istinto: lo prendono in braccio e lo cullano.
Questi poveri genitori subiscono però la frustrazione dell’insuccesso e si interrogano su quale imperdonabile errore abbiano commesso.
Nella prima ipotesi è il padre ad essere colpevole di grave vezzeggiamento, nella seconda è la madre che si prende il lusso di girare per casa col bambino in braccio, e sembra quasi provarne piacere.
Nessuno sembra domandarsi come mai nel resto del mondo, da millenni, milioni di madri (e di padri) vivano e lavorino con il piccolo figlio aggrappato a sé (ma forse fanno così perché sono poveri…). (leggi anche Le conseguenze dell'amore)
La risposta dell’esperto dimostra quanto quella società civile fosse lontana dall’aver compreso il mondo dell’infanzia. Non trattandosi di malattia, il piccolo è affetto da capriccetti. Ma niente paura! I capriccetti possono essere guariti. Basta agire in fretta e con fermezza.
L’esperto, non lo dice, ma fa intendere che questi genitori abbiano agito scorrettamente, cadendo al primo pianto nella trappola del piccolo furbetto.
Il suo pianto non è provocato da alcuna malattia. Pertanto è irrazionale e privo di diritti. 
Da qui la necessità che il bambino sperimenti fin dalla tenera età la frustrazione di non ricevere risposta ai suoi richiami. Privato del contatto con i genitori il piccolo deve provare sulla propria pelle l’angoscia dell’abbandono, fino a non desiderare più abbracci e calore. 
Alla fine all’esperto viene un dubbio riguardo la “durezza” di tale consiglio, ma il cattivo pensiero viene velocemente rimosso attraverso il giudizio insindacabile che questi pianti altro non sono che cattive abitudini (con le quali stranamente quasi tutti i bambini nascono) e dalla certezza granitica che comunque non esistono altri mezzi di correzione. (leggi anche Il contatto corporeo accelera lo sviluppo cerebrale del neonato)
Resistere ai richiami del bambino è faticoso e innaturale, ma viene fatto per il suo bene e per il suo addomesticamento! Poco importa se da grande questo bambino si troverà incapace d’amare, indeciso tra l'esprimere varie forme di nevrosi o una sana e liberatoria violenza.

PS. Forse a qualcuno può essere sfuggito, ma l’articolo è stato intitolato lettera da un marito e non lettera da un papà…”

Fonte
Nascere genitori, A. Volta, ed. Urra

consiglio di rileggere i miei post precedenti :

http://pediatracimino.blogspot.it/2013/01/bambini-che-non-dormono-un-nuovo-studio.html

http://pediatracimino.blogspot.it/2011/12/nopron-un-addio-senza-rimpianti.html

http://pediatracimino.blogspot.it/2011/12/puo-dormire-nel-lettone.html


sabato 2 febbraio 2013

Influenza : verso il picco



Durante  la  quarta  settimana  del  2013,  il valore dell’incidenza totale è pari a 7,91 casi per mille assistiti. 
Come sempre i più colpiti sono i bambini:

Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 23,82 casi per mille assistiti,
nella  fascia di  età 5-14  anni  a  18,15,
nella  fascia  15-64  anni  a 5,91 e
tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 2,15 casi per mille assistiti. 















Il grafico sottostante riporta  l’incidenza  totale della stagione  in corso e delle precedenti stagioni
influenzali.  L'incidenza  settimanale  è  espressa  come  numero  di  sindromi  influenzali  (casi)  per
1.000 assistiti. 

Nella cinquantunesima settimana del 2012 è  iniziato  il periodo epidemico delle  sindromi  influenzali dopo  aver  superato  il  valore  soglia di due casi per mille assistiti.
Nella quarta settimana del 2013 il livello di incidenza continua a crescere alimentata soprattutto dalle classi di età pediatrica, in particolare quella tra 5-14 anni.
L’andamento della curva epidemica è sovrapponibile a quello della passata stagione influenzale. 


























Raccomando la lettura dei post precedenti