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lunedì 5 maggio 2014

....non sarà allergia ?


Non passa giorno che una mamma non suggerisca che quella fugace macchiolina, quel fastidioso catarrino, quel pianto notturno possano essere dovuti a qualche "allergia alimentare".

Il vero problema è che tutte vorrebbero sottoporre il bimbo a "tutte le analisi" e avverto delusione e spesso insofferenza quando tento di spiegare, ahimè spesso invano, che non è questo il giusto modo di procedere e che la clinica è più importante del laboratorio.

La malriposta fiducia nell' esame di laboratorio è ormai molto superiore a quella che molte mamme ripongono nel medico, che a loro avviso è lì per prescrivere gli esami, senza i quali, a torto, ritengono non possa essere fatta una diagnosi.

Esasperando il proprio medico o coinvolgendo qualche costoso specialista, non è difficile ottenere l'agognato esame dal quale emerge che il bimbo "è allergico" o se proprio si è sfortunati e non emergono alterazioni di laboratorio e si hanno dei soldi da spendere ( a volte anche tanti) in esami ed accertamenti a volte piuttosto fantasiosi almeno "è intollerante" .....

Il vero problema è che poi molti bimbi che non ne avrebbero bisogno, sono sottoposti a provvedimenti dietetici e terapeutici inutili ed a volte francamente dannosi.



Anche nei casi in cui una sintomatologia clinica dipenda da una "infiammazione da cibo", e questo è fortunatamente meno comune di quanto si creda, non ha senso cercare di testare una infinità di alimenti.

Molte persone credono erroneamente di dover testare centinaia di sostanze diverse, per capire da dove nasce una reazione alimentare. Questa scelta, pur con alcuni limiti, può essere utile nel caso delle allergie specifiche, ma di fronte ad una reazione non dovuta alle Immunoglobuline E (intolleranza), in cui la reazione infiammatoria deriva in realtà dalla somma della infiammazione prodotta dalle diverse citochine, è necessario soprattutto conoscere quali siano i Grandi Gruppi Alimentari coinvolti.

In una alimentazione classica di tipo europeo, avrà molto più valore l'intolleranza al frumento o al glutine di quella al peperone, perché (fatta qualche debita eccezione sempre possibile) la maggior parte delle persone europee alla fine di una giornata tipica ha sicuramente introdotto più farina (o latte, o pane) nel suo intestino che non peperoni o noci di Cola.

Il "peso specifico" di un qualsiasi cibo nella alimentazione media dipende in grande misura dalle abitudini della popolazione di riferimento. Infatti le reazioni alimentari sono spesso provocate dalla ripetizione dello stimolo e siamo certi, per fare un esempio, che nella popolazione europea media abbia sicuramente più rilievo l'utilizzazione del frumento e dei cereali con questo correlati rispetto all'uso della "Noce moscata" o del "Mandarino".

Ggli Europei hanno reazioni alimentari soprattutto a Latte, Frumento e Lievito, i Giapponesi reagiscono spesso a Riso e Soia. L'infiammazione da cibo è quindi spesso riferita ai cibi maggiormente utilizzati nella propria alimentazione.

Con significatività sul piano statistico sono stati evidenziati  5 grandi gruppi alimentari appartenenti a latte, lieviti, nichel e frumento/glutine. La reattività al gruppo dei salicilati naturali è pure stata evidenziata anche se in modo più sfumato dei 4 gruppi fondamentali.

Le diete di eliminazione sono rischiose

e possono far perdere completamente la tolleranza nei confronti dell'alimento eliminato, con il rischio di gravi reazioni anafilattiche , anche mortali, nel caso di un successivo contatto

INVECE GLI OBIETTIVI DI UNA CORRETTA TERAPIA DIETETICA SONO:


  • favorire il recupero della tolleranza nei confronti dei cibi non tollerati;
  • evitare pericolose diete di eliminazione, utili solo in caso di allergia classica, quella cioè mediata da IgE ad alto titolo;
  • consentire il rispetto della socialità e del piacere legati all’alimentazione mediante l’attuazione di una dieta di rotazione che preveda alcune giornate di alimentazione libera.

Nella situazione sociale e ambientale attuale appare indispensabile favorire la varietà dell’alimentazione, anche perché la ripetizione sistematica dell’assunzione di alcuni alimenti (anche nel caso che vadano a sostituire quelli non tollerati) dà facilmente luogo all’insorgere di nuove ipersensibilità.